
Scommetto tutto quello che ho che la maggior parte della gente non sa per cosa è nata.
La maggior parte della gente trova una strada piano piano nella vita, ma a guardarla si ha la sensazione che manchino dei pezzi nel puzzle oppure vi si respira intorno aria di ordinaria incompiutezza.
E’ il destino della maggior parte di noi, tanto vale rassegnarsi.
Ma c’è qualcuno che nasce con un segno e per un caso strano arriva a fare esattamente ciò per cui il mondo ha bisogno di lui.
Tutto questo mi viene in mente quando guardo un film e benedico l’attimo in cui quell’attore è diventato proprio un attore.
Ad esempio io non finirò mai di benedire l’attimo in cui Richard Hanry Sellers decise di diventare Peter Sellers.
Del resto Sellers non era soltanto un attore (e regista) geniale, ma anche un eccellente musicista ed un ballerino abilissimo, difficile che riuscisse a sfuggire al proprio destino.
E’ stato l’indimenticabile ispettore Clouseau ne “La pantera rosa” ed il celeberrimo “dottor stranamore” di Kubrick.
Kubrick era un perfezionista maniacale, uno che studiava il benché minimo particolare, dalla scenografia all’inflessione linguistica degli attori, le musiche e persino il doppiaggio per i paesi esteri, ma a Sellers concesse di improvvisare così come fece con Jack Nicolson in Shining: le uniche due volte in cui sentì di potersi affidare completamente ai suoi attori.
Ma il ruolo che valse a Sellers il golden globe e la nomination all’oscar nel 1980 è quello di Chance the Gardener in “Oltre il Giardino” (Being There)
Chance non è che un ritardato, un analfabeta che non ha mai visto il mondo, ma che per una serie di equivoci verrà preso per un filosofo contemporaneo di enorme saggezza ed equilibrio.
Quando penso a Chance, penso all’interpretazione pura; alla perfezione senza sbavature o forzature.
Chance, del resto, non è che la proiezione stessa dell’attore: Chance è colui che, essendo se stesso e soltanto se stesso, può diventare chiunque altro di fronte ad un pubblico che ha scelto la sua parte ed il suo canovaccio.
E “Being There” non è che la storia di qualcuno che, avendo perso una strada, ne ritrova suo malgrado un’altra, assurda, improbabile, eppure incredibilmente sua.
Tuttavia sembra che neppure peter Sellers sapesse per cosa fosse nato.
Morì di infarto dopo anni di depressione passati a chiedersi se il pubblico lo amasse veramente…