La mia vita di uomo
novembre 23, 2011

Inoltre, è a te che devo la mia carriera letteraria. Durante una recente passeggiata pomeridiana cercavo di ricostruire come mi sono trovato a fare questo mestiere, e mi è tornato in mente un sabato sera, quando io avevo sei anni e tu undici, in cui stavamo aspettando in macchina che papà e mamma finissero di fare la spesa. Tu continuavi a usare una parola che a me sembrava la cosa più buffa che avessi mai sentito, e da quando ti eri resa conto quanto mi facesse ridere non la smettevi più, per quanto io ti supplicassi da sotto i sedili, dov’ ero raggomitolato in un grumo di pura ilarità. Mi pare che la parola fosse “capocchia”, usato come sinonimo di “testa”. Eri senza pietà, in qualche modo riuscivi a ficcarla in ogni frase che dicevi, finché io me la feci addosso dal ridere. Quando papà e mamma tornarono alla macchina, ero infuriato con te, e in lacrime. “E’ stata Joannie” gridai, e a quel punto papà mi comunicò che era umanamente impossibile che una persona pisciasse nei pantaloni di un’altra. FINO A TAL PUNTO IGNORAVA IL POTERE DELL’ARTE.
Philip Roth

una volè al cuore
novembre 9, 2011

Oggi dopo tanto tempo sono tornata a farmi un giro in libreria e ho speso 40 euro, due libri, 20 euro ciascun libro.

“la mia vita di uomo” di Philip Roth il primo, mi ha colpita subito, non avrei potuto non comprarlo.

Poi mi aggiravo annoiata tra gli scaffali (benché ci fosse un bel po’ di roba interessante ma io dovevo solo aspettare il prossimo treno, perso il primo per una manciata di secondi) e così, per caso, vedevo “Open, La mia storia”, in copertina il titolo e il volto adulto di una star del tennis, Andre Agassi.

Allora è successo qualcosa che non avrebbe dovuto accadere ma chissà, la stanchezza, la confusione di una giornata piena di interrogativi e all’improvviso ho pensato: “lo compro e lo porto a papà”… Un secondo e poi un altro attimo di sgomento, come quando ci si sveglia da un sogno. No, non potevo portarglielo, non posso più portargli nulla e non posso più chiedere la sua opinione.

Dopo tanti anni ancora sono a questo punto. Credo sia una colpa o se non una colpa un limite. Grande.

E l’ho comprato ma non sono riuscita a leggere che la dedica (alla moglie e ai figli) poi mi sono salite le lacrime agli occhi e in un treno pieno zeppo di gente le ho nascoste dissimulando.

Andre Agassi l’ho visto tante volte agli internazionali di Roma, le prime volte era ancora un ragazzino e io ne ero cotta, era forte, irrequieto e aveva un look anticonformista che è stata la cornice perfetta al suo personaggio e alla sua carriera straordinaria.

Ci sono tanti posti che mi ricordano mio padre, la stanza dalla quale scrivo era la sua ad esempio ma i campi dello stadio dei marmi, la terra rossa, le racchette, l’healt club, tutto ciò che è legato al tennis lo rende vivo e presente, reale come le sue scarpe, quelle che ho conservato.