Archive for aprile 2007

Questioni di Famiglia
aprile 30, 2007

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Non ho nulla contro le grigliate…

in generale e niente contro quella di domani in particolare.

Però devo spiegare a mia madre che non sono suo marito e che siamo una famiglia anche se mi perdo qualcuna delle sue festicciole.

Devo spiegarle che saremmo famiglia ancor di più se le festicciole le concordassimo, invece di ritrovarmi puntualmente incastrata nei suoi programmi.

Devo o dovrei… ma non posso.
Ho deciso che mi lascerò strapazzare psicologicamente anche questa volta. Non  resisterò al suo pressing catastrofico e vittimista e parteciperò a questa benedetta grigliata.

Apparecchierò e mi trascinerò addosso carbonella e quarti di bue se necessario, poi me ne andrò a guardare la tv.

Ho deciso di cedere perché con lei non c’è verso e perché quando discute salta di palo in frasca e non ascolta e poi perché ha una voce più potente della mia.
La nostra civilissima conversazione (ci hanno sentite fino in svizzera e conoscenti austriaci ci hanno telefonato per ringraziarci di esserci fatte vive, in qualche modo) si è conclusa alle 15.00 di ieri, dopo due ore e mezzo di estenuanti andirivieni verbali.

Intanto penso e ripenso che mi dispiace per lei e mi dispiace per me e che se le famiglie sono castelli di carta, la nostra ha appena attraversato un uragano. Ci stiamo riorganizzando con tutti i nostri limiti.

Qualcosa però, dopo l’ultima discussione, mi fa capire che ci stiamo rinsaldando male e che mia madre mi sta relegando ad un ruolo che non può essere mio.
Il tempo deciderà, ma io devo imparare a spiegarmi meglio e se non ci riesco non mi resta che migrare all’estero.

La frase rubata
aprile 29, 2007

“Io corro soprattutto per portare altra gente a correre, perchè la corsa per me… è vita”

Arce – ore 9.00

un corridore sconosciuto ai suoi amici

visioni
aprile 27, 2007

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Nel post precedente segnalavo “le relazioni pericolose” di laclos, l’atro ieri invece vedevo – per la prima volta, tutta raggomitolata sul divano di casa mia – “Valmont” di Milos Forman.
Il fatto è che le storie in costume mi fanno impazzire e mi piace moltissimo quell’atmosfera di soffice pettegolezzo – o di velato complotto – che le pervade quasi sempre.

Il film non è per niente male e mi avrebbe anche fatto trascorrere quel pomeriggio (troppo piovoso e fresco per passarlo fuori), in assoluto stato di grazia se non per un piccolo, imprescindibile particolare.

“Valmont” uscì nel 1989, solo un anno dopo “Le relazioni pericolose” di Stephen Frears che, per fortuna o per merito (così come disse di me il mio prof del master quando azzeccai una buona intuizione), aveva creato un’opera perfetta con un cast mastodontico.

In oltre, Forman non avrebbe assolutamente dovuto intitolare il proprio film “Valmont”, quando nella precedente trasposizione cinematografica del romanzo di Laclos, Valmont era stato impersonato addirittura da John Malkovich.
No no… non avrebbe dovuto.
E questo lo dico con tutto il rispetto per Colin Firth, Il cui fascino però, paragonato al luciferino Malkovich, finisce per risultare del tutto identico a quello di un pesce azzurro cotto in umido.
E mi era piaciuta moltissimo la marchesa de Merteuile interpretata da Annette Bening, ma anche lei evapora quando la si compara alla diabolica Glenn Close.

Tra l’opera di Forman e quella di Frears insomma, corre la differenza che può esserci tra un film delizioso ed un vero capolavoro.

Tutto questo mi ha portata ad una sola possibile conclusione ieri sera: Alla fine di annozero ho rapidamente abbandonato il ricordo di Santoro e la Borromeo (a proposito, sta con Tommaso Buti… il Valmont de noantri) e, nonostante lo charme di Travaglio, ho trascorso il resto della serata con l’unico vero Valmont possibile: John Malkovich. Marco (il mio, non Travaglio) ne è a conoscenza, quindi tutto a posto.

Libri? Oh No!
aprile 26, 2007

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La simpatica Laura (accidenti a te) con una catenina che si chiama “con quali parole cominciano i 5 romanzi della tua vita?” Mi ha obbligata a spulciare per ore la mia libreria.
Ora, la verità è che io di romanzi ne cito 6, perché voglio essere originale e l’altra verità è che ne avrei citati 8, però ho cercato “il superstite” di Carlo Cassola in lungo e largo e devo averlo perso per strada in uno dei miei mille traslochi; la stessa sorte deve essere toccata a “Radici” di Alex Haley, due romanzi che lessi da bambina. Addirittura “il superstite” fu il mio primo libro in assoluto.
Poi avrei anche aggiunto “Alice nel Paese delle meraviglie“, ma non trovo neppure quello… Marco, ce l’ho a casa tua?

Però insomma, cominciamo:

Le relazioni Pericolose
PRESSO LE ORSOLINE DI…
Vedi bene, mia cara amica, che mantengo la promessa, e che cuffie e fiocchi non prendono tutto il mio tempo; me ne resterà sempre per te. Tuttavia, ho visto più parure nella sola giornata di oggi che nei quattro anni che abbiamo passato insieme

Il Maestro e Margherita
Un giorno di primavera, nell’ora di un tramonto straordinariamente caldo, a Mosca, agli stagni Patriarshie, apparvero due signori. Il primo, che indossava un completo estivo sul grigio, era di bassa statura, grasso, calvo, teneva in mano un dignitoso cappello, e sul suo viso ben rasato erano collocati degli occhiali di dimensioni spropositate con la montatura di corno nero. Il secondo – un giovanotto dalle spalle larghe e dai capelli rossicci e arruffati, con un berretto a scacchi appoggiato sulla nuca, – portava una camicia da cow-boy, dei pantaloni bianchi spiegazzati e sandali neri.


Il diavolo in corpo

Devo aspettarmi dei rimproveri. Ma che cosa posso farci? È forse colpa mia se compii dodici anni qualche mese prima che la guerra fosse dichiarata?

I miserabili
Nel 1815, Carlo Francesco Benvenuto Myriel era vescovo di Digne. Era un vecchio di circa settantacinque anni; occupava la sede di Digne dal 1806.

La casa degli spiriti
Barrabás arrivò in famiglia per via mare, annotò la piccola Clara con la sua delicata calligrafia. Già allora aveva l’abitudine di scrivere le cose importanti e più tardi, quando rimase muta, scriveva anche le banalità, senza sospettare che, cinquant’anni dopo, i suoi quaderni mi sarebbero serviti per riscattare la memoria del passato, e per sopravvivere al mio stesso terrore.

Beowulf
Attenzione. Sappiamo della gloria, in giorni lontani,
dei Danesi con l’Asta, dei re della nazione;
che grandi cose fecero quei principi, nel passato.

A questo punto chiamo in causa Pat

spero che ci stupisca citando tutto de Sade 😉 A pensarci bene uno scherzo simile potrebbe farlo pure legnocloruro

ammesso che scenda dalla sua barca prima o poi e torni in rete…

update 20.30: il film “la casa degli spiriti” di Billie August con Meryl Streep, Winona Ryder, Glenn Close, Jeremy Irons e Antonio Banderas è in programmazione proprio stasera (26-4-07) alle 21.00 su rete 4

NonPost
aprile 25, 2007

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Non scriverò un post sul 25 aprile, che fa tanto istituzionale. Non intitolerò questo post “resistere resistere resistere” perché sono arrivata alla conclusione che non si può più resistere e neppure si deve.
Non parlerò dei miei programmi per la giornata, perché non ne ho e il tempo non lascia ben sperare.
Non parlerò dei miei gatti o dei miei cani perché l’ho già fatto in abbondanza e poi rischierei di non poter inserire questo blog nel mio curriculum vitae.
La verità è che questo post è già finito ed io ho parlato soltanto di ciò che non avrei scritto.
Faccio le mie scuse a chi è arrivato fino in fondo aspettandosi qualcosa di più.
Del resto, trattandosi di me, la cosa non è poi così strana.

insomma, è un post un po’ sòla…

E adesso ditemi se non è un post politico!

moody stuff
aprile 24, 2007

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Arpo la porta e prendo atto della situazione:

Ore 16.45
5 gradi di escursione termica tra il seminterrato e l’ultimo piano.
Un cane che russa sul divano, tre gatti che scavano nei vasi e che distruggono il lavoro del pollice verde di mia madre.
Uno zio che russa su un altro divano, mentre in tv va una fiction sui vampiri.
Poi comincia a piovere ed i tuoni svegliano il cane e lo zio, spaventano i gatti, mandano a monte la mia passeggiata serale.
Un gatto fa cadere una cornice che si rompe, il cane ruba i croccantini al gatto. Lo zio, che mangia solo insalate da due settimane, prende la porta e se ne va.
Poi ricevo una telefonata strana.
Il mio umore si incupisce a dismisura.
Sono – come piace dire a Marco – molto molto moody.
Tuona sempre più forte e forse mi fa anche male la gola.
Ripenso alla telefonata e me la prendo con me stessa: scusa, perché non le ho parlato chiaro?
Ho un appuntamento alle sei, ma forse salta.
E ho già deciso che stasera non esco, perché sono moody e, forse, ho mal di gola.
Se cambio dieta divento triste, se non cambierò dieta ingrasserò e sarò triste… come faccio a non essere moody, Marco, dimmelo tu.
Il cane riprende a russare, che con la pioggia c’è più gusto a dormire e lui non è mica scemo.
Ore 17.20, I gatti riprendono il loro posto nei vasi e piano piano questa pioggia comincia a non dispiacermi, perché essere moody col sole proprio non si può.

Tutto d’un fiato
aprile 24, 2007

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Mentre il cellulare di mia madre ricompare improvvisamente in un posto dove entrambe avevamo cercato strenuamente; mentre si prepara la solita pioggerella pomeridiana, tipica dell’estate già inoltrata e siamo ancora ad Aprile; mentre arriva la notizia della morte di Eltsin; mentre mi chiedo se non sono per caso diventata matta, io vado al consiglio comunale vestita come una rapper di bassa lega, con la tuta appena ritirata dallo stendino e stirata di fretta e lo zaino della palestra sulle spalle.

E insomma

Mentre nasce il partito democratico e muore una parte della mia piccolissima storia politica; mentre mi chiedo perché non mi commuovo come mi successe quando il pc divenne pds ed ero ancora così giovane; mentre mi chiedo cosa significhi essere di sinistra e se voglia dire stare dalla parte di chi sbaglia e dargli una possibilità o se per caso non significhi essere per la legalità fino al giustizialismo; mentre penso che ancora una volta sono nel posto sbagliato, ascolto quella gente parlare di cose vecchie, vecchie, vecchie.

Ho così tanti “mentre” perché il tempo è veloce e bisognerebbe riconsiderare la sua unità di misura.
Allora penso che su quegli scranni sono tutti troppo vecchi, vecchi, vecchi. magari non così vecchi per l’anagrafe, ma troppo vecchi per la rivoluzione culturale dei nostri anni; la loro politica è vecchia. È vecchia la maggioranza ed è vecchia l’opposizione. Sono sempre gli stessi da 50 anni.
Ma è quello che vuole il mio paese, perché se solo si presentasse un giovane nessuno lo voterebbe. E chi lo conosce? Quando te lo fa un favore? Qui c’è uno zoccolo duro che non si arrende al 2000, ma che vive ancora negli anni settanta e pensa a questo paese come ad una piccola realtà rurale, fatta di gente che non viaggerà mai e che vivrà per sempre nella piazza.
E allora resta tutto uguale, compresi i teatrini al consiglio comunale. Mentre mi gira la testa esco prima che finisca, perché il mio tempo è scaduto. Lo è anche il loro, ma non se ne sono accorti.

Il dono della sintesi/tutti i numeri del w-e
aprile 22, 2007

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2 giorni
16 ore e 27 minuti di sonno
90% estate
5 ore di abbronzatura
3 gelati
5 ore di fitwalking
1 ora di palestra
1 nuovo locale
5 persone, 3 mojito, 2 … boh.
1 passeggiata al mare
1 parcheggio
3 docce
5 cambi d’abito
2 film
40 pagine lette
20 minuti in rete
35 minuti per 1 telefonata
1 stella cadente, 4 desideri
3 desideri di troppo
1000, le volte che ho detto “magari restasse sempre tutto così”

passatempo
aprile 20, 2007

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Ho appena finito una cosa che avrei dovuto fare 4 giorni fa, l’ho inviata in formato word, ho sbagliato, ma nessuno mi ucciderà per questo.
Nel frattempo fuori si prepara un temporale o la pioggia come minimo, però non mi dispiace e questa è una sorpresa.
Non andrò in palestra e ne approfitto già.
La tv è accesa su rete 4, c’è “la donna che visse due volte” di Hitchcock. Per puro caso, proprio oggi leggendo un commento su Mulholland drive, riflettevo su quanto “la donna che visse due volte” abbia influenzato Lynch nella realizzazione del suo capolavoro.
La pubblicità è insopportabile, ma la sfrutto per tutta la sua durata scrivendo o leggendo.
Ho qualche preoccupazione passeggera, però anche oggi rimando a domani, come ho fatto ieri e l’altro ieri ancora.
E poi cerco immagini di case… ma non so cosa cercare, forse perché non so cosa cerco.

Voglia di Tenerezza
aprile 19, 2007

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ieri sera ho visto per l’ennesima volta “Voglia di tenerezza”… che poi parlare di tenerezza si potrebbe anche, però chi conosce questo film sa benissimo che non è precisamente tenerezza quella che resta dopo, ma qualcosa di molto prossimo alla disperazione.
Si tratta di una storia struggente con un cast di quelli supersonici, considerando che c’è Shirley MacLaine che fa coppia con Jack Nicholson .
Mi aveva sempre provocato reazioni fortissime, ma stavolta è stato anche peggio. Stamattina ero uno straccio; uno straccio intriso di mal di testa e dolore alla spalla destra (ma quello è un problema a sé).
La verità è che vedere la storia di una madre che rinasce proprio mentre la figlia si ammala e vedere il personaggio di Debra Winger che si prepara a morire con tutta quella serenità e quella forza, mi ha praticamente uccisa.
Pensavo al mio dolore, alla mia esperienza.
E pensavo anche a mia madre che proprio ieri, dopo la palestra, mi aveva detto “facciamo un giro in piazza”.
Io ho trattenuto il respiro per un attimo… quella frase me la diceva sempre quando papà c’era ancora; noi due passavamo in piazza per vedere cosa stava facendo, con chi chiacchierava e se, nonostante il vento gelido, lui facesse ancora su e giù per il belvedere con i suoi amici: gli irriducibili della politica.
Possibile che per lei quella frase, quel giro, non abbiano lo stesso significato che hanno sempre avuto per me?
Non è un caso aver visto quel film ieri sera; l’ho scelto io.
Però, mentre mi preparavo a vederlo, non pensavo alla commozione che mi avrebbe provocato la morte di Emma , pensavo alle scene tra lei e sua madre Aurora prima della malattia. Pensavo al loro percorso fatto di simbiosi ed idiosincrasie continue. Ecco, io ricordavo quelle cose e quasi non ricordavo quanto fosse potente la parte che riguarda la loro separazione.

Se solo si riuscisse a prendere il succo buono delle esperienze; ripensare al passato e vedere quanto di bello c’è stato ed azzerare (ogni tanto, solo ogni tanto) tutto il male e la sofferenza delle separazioni!
Mi piacerebbe poter ricordare il percorso che ho fatto con mio padre prescindendo dalla fine…  mi piacerebbe che non restasse disperazione, ma tenerezza.

Però come si fa? La vita non è un film.