Il fatto è che nonno aveva il cinquino, ce l’aveva rosso e mamma ha imparato a guidare lassù. Ho sempre creduto che quella 500 fosse nata rossa e invece in origine, a quanto pare, era celeste o verde acqua. Ci ho passato tutta la scuola elementare e gran parte delle medie, poi arrivò una panda di seconda mano che, dicevano, era un grosso affare, ma a me non ha mai dato nessuna soddisfazione sentimentale; non ci ho passato neppure un momento bello, non uno che valga la pena di ricordare almeno.
Quanto mi è dispiaciuto quando nonno Eleuterio regalò la sua (ma anche mia) cinquecento rossa ad un amico. Era rossa come le rose che crescevano sul muro dietro casa, era divertente come gli anni più spensierati dell’infanzia, vissuta come è vissuto ogni minuto quando si è tanto giovani e si ha voglia di stare al mondo.
Ma c’era da capirlo allora che quella macchinina rossa avrebbe potuto restare per sempre il segno di quanto di meglio eravamo stati.
Almeno per me, che in quella macchina ci sono praticamente nata, ma forse anche per gli altri, perché la dentro certe volte ci infilavamo tutti e cinque ed in quei momenti non avremmo potuto essere più famiglia di così.
Non lo capimmo allora, forse perché eravamo ancora tanto famiglia, perché non pensavamo che presto ci saremmo persi tutti quanti.
Io non lo sapevo che quella macchina, parcheggiata sotto la pianta di fico, vicino alle siepi di “belle di notte”, mi sarebbe mancata così.
E’ chiaro che questo sentimento di affetto, forse di amore per il cinquino siamo in molti a provarlo, sennò la nascita di questa nuova 500 non sarebbe stata accompagnata da tanta curiosità e tanto entusiasmo, magari a volte non del tutto giustificato.
Dico la verità; ho provato a non farmela piacere la nuova 500, ho provato a pensare che serviva solo a rimpinguare il carnet delle bizzarrie di Lapo, che serviva per riparare i testacoda di Marchionne, a pagare le culle della prole Elkan-Borromeo, ma oh, secondo me è proprio carina.
Anche se l’originale è inimitabile ed inavvicinabile, è storia e diciamocelo, pure un po’ mito, questa nuova non è male per niente ed è un tributo al passato che non delude le aspettative.
Mi piace perché non è esagerata o caricaturale nello stile, ma è elegante e misurata.
Conserva le forme dell’originale, le esalta con moderna discrezione.
Ha perso l’anima pop della madre e si è un po’ vestita di snob, ma diciamo che non se la tira più di tanto.
Insomma ho provato a non farmela piacere, però mi piace.
Quindi a fine gennaio, forse, mi arriva.