Ieri mi chiama mia madre (non è una novità perché mi chiama 10 volte al giorno) e mi dice che ha sentito Teresa. Ogni volta che mia madre sente Teresa lei ha delle novità, mentre noi, beh… solo cattive notizie. Teresa è andata in pensione, lascerà la casa di Ischia e si trasferirà a Pisa. Dentro di me ho sentito il terremoto.
Ischia, Teresa, Roberto, Giorgia e Tony. Ho dei ricordi così forti… Non potrei definirli propriamente belli, eppure non vorrei mai separarmene. Quelle persone e quel luogo sono sempre stati importanti per la mia famiglia e per me, per alcuni passaggi importanti della mia vita.
Tutto girava intorno a Tony, a quella sua voce roca, la sigaretta in bocca, le ciabatte e la capacità (lasciata in eredità ai figli) di saper stare al centro dell’attenzione, avere buoni amici, stare bene insieme agli altri. Per molti versi Tony somigliava a mio padre anche se era meno complicato e viveva le sue emozioni in maniera più lineare e comoda. Teresa, sua sorella, aveva preso a vivere in funzione dei nipoti e di questo fratello rimasto vedovo con due bambini piccoli da tirare su. lei imponente, all’apparenza granitica, in realtà l’ho vista piangere tante volte e gridare e sfogare le proprie frustrazioni in maniera così intensa da farmi commuovere.
A casa loro eravamo ospiti spesso anche se non sempre mi trovavo bene. Roberto e Giorgia avevano i loro amici, le loro vivaci abitudini e io ero troppo introversa all’epoca per correre dietro ai loro impegni senza sacrifici.
Poi all’improvviso Tony morì, avvenne un primo maggio e fu un brutto giorno quello.
I ragazzi crebbero, trovarono lavoro, se ne andarono dall’isola e Teresa rimase sola. Ora se ne va anche lei e a Ischia, quell’isola che per me -nonostante non ci andassi da anni – significava in qualche modo anche famiglia, oggi non c’è più niente di mio, più niente di me.
E, non so perchè, in questo momento mi torna alla mente una notte di non so quante migliaia di anni fa, in cui mi ritrovai a ballare con un gruppo di ragazzi di Ravenna o giù di lì. Eravamo tutti in cerchio e buttavamo borse e giacche al centro, ci ballavamo intorno come ad un falò. Era più di un ballo, era come un rito, era come vivere una iniziazione. Lasciare ogni cosa, restare da soli e ballare. E’ così che si fa, è così che si vive.
E così tutto cambia. Eppure se esiste il paradiso devono esserci dei campi da tennis dove Tony e mio padre vanno a giocare ogni giorno… questo non può essere cambiato.