Quanto sei grande Messico.
Le aquile custodiscono i tuoi segreti.
Lo yucatan, quel puntino dorato sul mar de caraibi, quello dei resort extralusso e delle famiglie con i passeggini sui collectivos, quello che ho visto io, non ne è che un niente, ma è.
Tanto basta per farti sognare le civiltà antichissime che scrutarono il sole ed i suoi giri dalle stesse spiagge sulle quali io mi controllavo l’abbronzatura.
Per sognare animali terribili nascosti in quei chilometri e chilometri di giungla fitta fitta.
Per incrociare, negli occhi dei bambini scalzi per strada, la curiosità, lo stupore e la confusione di chi cresce in un tempo direttamente nel mezzo tra la preistoria e il futuro.
Carmen, la guida che mi ha portata a Chichen Itza l’ha spiegato bene: non sono poveri, non sono sporchi, non sono disordinati. Semplicemente non sanno che fare.
Fino al 1990 non c’era niente nello yucatàn, poi è arrivato il turismo, la modernità, il modello europeo. La gente dello yucatan si è ritrovata dalla realtà maya a quella occidentale in un batter d’occhio e sta cercando di digerirla.
Nel frattempo lavorano tutti e si comprano tutto quello che vogliono, anche se non sanno ancora come usarlo o come disfarsene quando non funziona più.
“Non aspettatevi persone belle, noi non siamo belli” -ha detto Carmen – “siamo bassi, grassottelli, non abbiamo il collo, aspettatevi di incontrare però belle persone e… salutateci sempre quando ci incontrate e quando andate via”
Grazie Carmen.. e ciao.
Carmen mi ha fatto capire cose del Messico che solo con i miei occhi non avrei capito.
E, come ogni brava guida, mi ha fatto amare il suo Paese.
E che fortuna trovarmi a Chichen Itza proprio il 21.12… non che sia finito il mondo o successo qualcosa solo che… tutto quel folklore, quelle persone in cerca di se stesse e dell’energia cosmica. E’ stato bello e un po’ triste dover prendere le distanze da quella gente mezza pazza che mi somiglia così tanto.
Ciao Messico.