Ieri o l’altro ieri, non ricordo, ascoltavo in radio la Littizzetto che parlava dei piccoli piaceri della vita e gli ascoltatori con un sms mandavano la loro testimonianza di pillole di felicità. E allora c’era – chessò – quello dei piedi freddi nell’acqua calda, quella della camomilla alla sera, quella del soffritto di cipolle (ma forse questa me la sto inventando a causa della fame) e insomma, anche io ho cominciato a pensare a tutte quelle cose che mi danno una piccola soddisfazione fisica quando ci sono.
Parlare di cioccolato è scontato quanto doveroso, come i saluti delle autorità prima di una manifestazione ufficiale. Ma poi? Io lo so…
Tornare a casa, scendere dalla macchina e trovare puntuale il saluto dei miei cani, guardare la programmazione di sky e scoprire che potrò vedere un bel film… magari un vecchio colossal che so a memoria. E poi fare shopping, disegnare e…. sedermi qui, sgranchirmi le dita e scrivre.
Ieri sera il paese era così bello, bello anche nei suoi saliscendi impervi, nei muri crepati, nei tetti sfondati, nelle travi divelte, bello nei suoi punti più fragili e trasandati. Bello proprio perché solo o unico. Io ci vivrei e rinuncerei alla macchina sotto casa.
Poi, mentre mi arrampicavo alle piazzette, mentre scalavo le salite, io ripensavo a un anno fà e mi chiedevo se fosse davvero tutto così diverso. Si, è diverso… e migliore, ma mi basta?
E un “si”, qualche volta, può dare un brivido di felicità